Io voto Civati

Non ho mai votato Pd e chi mi conosce lo sa.
Non ho mai votato Pd perché quando nacque non credetti nel progetto di far confluire in un unico soggetto politico due partiti, due storie, due ideologie diverse e a mio avviso inconciliabili.
Non ho mai votato Pd perché non ne condividevo la linea politica.
Non ho mai votato Pd perché è stata la prima causa del successo e delle molteplici resurrezioni di Berlusconi.
Non ho mai votato Pd perché ha miseramente fallito quando ha avuto la possibilità di cambiare il corso delle cose come forza di governo.
Non ho mai votato Pd perché ogni volta che il pensiero di farlo mi sfiorava c’erano una valanga di errori politici in grado di farmi cambiare idea immediatamente.
Non ho mai votato Pd perché i D’Alema, i Fassino, i Violante, le Binetti, le Finocchiaro, le Bindi, eccetera, eccetera, eccetera.
Non ho mai votato Pd perché era (e in buona parte è ancora) a favore di quell’opera inutile, dannosa ed economicamente insostenibile che è la Torino-Lione.
Non ho mai votato Pd perché sono cresciuto con Chiamparino sindaco della mia città.
Non ho mai votato Pd perché non ha mai avuto una linea chiara in Europa e si è sempre adagiato malamente su quella degli altri.
Non ho mai votato Pd perché non mi sono mai sentito rappresentato. 

Le larghe intese nate dopo le elezioni – in seguito al fallimento totale di Pier Luigi Bersani – si sono dimostrate del tutto inutili e persino dannose per il Paese. Un modello che in Germania è in piedi ininterrottamente dal 2005 ad oggi e funziona a dovere (ci si mette insieme per il bene di tutti e non per interessi particolari) in Italia semplicemente non potrà mai funzionare.
Otto mesi spesi dietro ai capricci del Pdl e di Berlusconi prima con l’IMU, suo prossimo cavallo di battaglia elettorale, e poi sulla sua decadenza. Tempo prezioso perso, sprecato, buttato via in un momento storico in cui ogni singolo giorno diventa fondamentale per risollevare un Paese a pezzi socialmente prima ancora che economicamente.

Avendo escluso Grillo e il M5S, le cui criticità ho instancabilmente esposto per undici mesi di fila – giocandomi anche l’amicizia di persone a cui tengo – il confronto politico mi ha portato a seguire, più di quanto avrei comunque fatto, la corsa per la segreteria del Partito Democratico. Ho letto e riletto i documenti congressuali di Cuperlo, Renzi e Civati, ho partecipato ad incontri e dibattiti, ho conosciuto sostenitori di tutti e tre e con loro ho scambiato opinioni e idee, abbiamo discusso e a volte litigato, ci siamo fatti domande sull’Italia e sulla crisi e abbiamo provato a trovare delle risposte, ognuno con la consapevolezza tanto del proprio passato e della propria storia quanto della propria visione di futuro.

Da qui la mia decisione, sofferta e un po’ inaspettata, di riavvicinarmi ai seggi e tornare a votare.

E dunque primarie perché ho paura di un movimento politico che vuole l’informazione libera e poi mette alla gogna i giornalisti che la pensano diversamente.
Primarie perché movimenti para-fascisti come quello del 9 dicembre non mi piacciono per niente e benché esprimano un disagio reale, comprensibile, non è con l’illegalità e lo spettro della violenza che si cambiano le cose. L’esercizio della volontà democratica dev’essere pacifico, sempre.
Primarie perché la farsa del parricidio di Alfano è, appunto, solo una farsa ed è palese che ritornerà con Berlusconi al momento opportuno. Come disse il maresciallo Helmuth von Moltke, «marciare divisi, colpire uniti».
Primarie perché la politica è l’unico soggetto che ha il potere di risolvere quello che non va. Se e quando c’è la volontà di farlo, naturalmente.
Primarie perché le derive populiste si combattono nella legalità delle istituzioni democratiche.
Primarie perché avendo scelto consapevolmente di vivere fuori dall’Italia sono l’unico contributo che posso – e voglio – dare al mio Paese. 

Ma chi, vi starete chiedendo? C’è un bel passaggio in una canzone dei CSI che dice “La libertà è una forma di disciplina” e come suggeriva correttamente Diego ieri sera, la si può forse applicare a Pippo Civati. Ecco, dunque, perché domani il mio voto lo do a lui:

Voto Civati perché è sempre stato contrario alle larghe intese e vorrebbe andare alle elezioni invece di proseguire in questo stato comatoso fino al 2015, se va bene.
Voto Civati perché è stato il primo ad impegnarsi per il voto dall’estero e di questo lo ringrazio.
Voto Civati perché ho studiato Renzi con attenzione e non mi fido. Non mi fido per niente.
Voto Civati perché non è un ex-DC.
Voto Civati perché chi candida Frasceschini, Boccia e Latorre non è un rottamatore.
Voto Civati perché su Marchionne e la FIAT non #cambiaverso.
Voto Civati perché non ha sostenuto il governo Letta-Alfano.
Voto Civati perché non guarda al Centro.
Voto Civati perché economia e diritti vanno di pari passo.
Voto Civati perché non è tra i 101.
Voto Civati perché magari non vince ma un voto in più gli garantisce leverage all’interno del Pd.
Voto Civati perché a differenza degli altri due non si è appoggiato ai grandi – e vecchi – nomi del partito.
Voto Civati perché penso che Sel non debba starsene relegata inutilmente in un angolo.
Voto Civati perché è l’unico ad essere andato in Val di Susa a parlare con i cittadini e a spiegare che lui sul TAV ha un’idea diversa da quella dominante nel Pd.
Voto Civati perché non cambia opinione a seconda di dove tira il vento.
Voto Civati perché è l’unico favorevole ad affidi, adozioni e matrimonio per le coppie gay e vuole portare l’Italia fuori dall’isolamento europeo.
Voto Civati perché non è timido sulle questioni ambientali.
Voto Civati perché i soldi per gli F35 li destinerebbe alla ricerca.
Voto Civati perché le sue parole sono all’insegna della laicità dello Stato e del rispetto della Costituzione.
Voto Civati perché D’Alema vota Cuperlo.
Voto Civati perché Briatore vota Renzi.
Voto Civati perché va dalla A alla Z.
Voto Civati perché è contro il conflitto d’interesse, anche all’interno del Pd.
Voto Civati perché ha un concetto di Europa di tipo federale ed è l’unico ad essere andato a Bruxelles a parlarne.
Voto Civati perché non cerca il voto dei “delusi” del Pdl.
Voto Civati perché gli ultras renziani sono peggio di quelli granata. E ce ne vuole, fidatevi.
Voto Civati perché è schietto, semplice, ottimista; uno con cui andresti volentieri a bere un paio di birre al pub dopo il lavoro.
Voto Civati perché lo vota anche Supergiovane.
Voto Civati perché la speranza di cambiare le cose è poca, pochissima, ma se le alternative sono populismi, qualunquismi e movimenti di pancia allora mi aggrappo a quel filo e non lo lascio andare. Non ancora.

2 thoughts on “Io voto Civati

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